• 25 Aprile 2024 12:28

Martedì 26 ottobre scorso, la professoressa Domenica Calza, coordinatrice didattica della scuola media Federico Albert di Lanzo, ha risposto alle domande degli alunni della III A, raccontando il suo percorso da insegnante di Lettere a preside nelle diverse scuole in cui ha lavorato durante la sua carriera. È stata un’occasione per approfondire le tematiche della scuola e del giornalismo, a seguito di una interessante lezione sulla professione giornalistica, che per tanti hanno ha praticato.

Qual è stato il suo percorso nella scuola?

Da piccola non mi impegnavo molto nella scuola; i professori dicevano a mio padre che avevo delle buone abilità ma che non le applicavo. Così mio padre mi mandò in questa scuola, dove oggi sono preside, e mi disse che mi avrebbe dato un anno di tempo per dimostrargli la mia capacità nello studio; questa frase mi colpì molto e decisi di impegnarmi nello studio per fargli vedere che potevo farcela.

Alla fine dell’anno ebbi dei voti molto alti e mio padre, per premiarmi, mi iscrisse in una scuola per diventare maestra. Io non ero d’accordo perché quando ero ragazzina volevo fare la parrucchiera e ricordo che piansi perché non era quello che volevo fare. Mio papà mi fece fare ugualmente quella scuola: mi impegnai, finii gli studi e diventai maestra.

(Celotto, Giuliano, Marietta)

Quando e come ha iniziato la sua carriera da insegnante?

Ho iniziato ad insegnare in una scuola elementare all’età di 18 anni, al termine delle scuole magistrali. In seguito ho praticato la professione nella scuola media di Nole e infine presso la scuola superiore Tommaso D’Oria di Ciriè.  Esattamente nel 2010, appena terminato l’incarico di insegnamento alle superiori, mi è stata offerta l’opportunità di insegnare nella vostra scuola, su invito della preside suor Fernanda. Quattro anni dopo, quando le suore decisero di lasciare l’insegnamento, sono diventata preside (o coordinatrice didattica), incarico che mantengo tuttora, nonostante abbia smesso di insegnare.

Come si sente quando deve punire alunni con la bocciatura o con la sospensione?

Comincio dicendo che non è piacevole punire gli allievi, anche se qualche volta è necessario per il bene dell’alunno. Un tempo, se qualcuno degli allievi veniva sospeso, spesso era anche bocciato alla fine dell’anno scolastico, perché cinquant’anni fa gli insegnanti erano molto più severi ed esigenti rispetto ad oggi; al contempo gli alunni rispettavano molto di più i professori, in quanto figura istituzionale di riferimento. Quando ero ragazzina, io ero messa in punizione molte volte da mio padre, perché non sfruttavo completamente le mie capacità nello studio.

(Bodoira, Bogino, Zaffuto)

A che età è nata la sua passione giornalistica? Secondo lei il lavoro da giornalista si può scegliere alla nostra età oppure è una scelta da maturare con il tempo?

Fin da piccola, sono venuta in contatto con i giornali, di qualsiasi tipo (quotidiani, settimanali e mensili). Inoltre, mio padre teneva la contabilità del Risveglio e spesso mi portava con lui alla tipografia Capella in Via Vittorio Emanuele a Ciriè, dove stampavano quotidiani, ma soprattutto riviste mediche. A 18 anni, il direttore del Risveglio, Carlo Brizio, mi chiese di scrivere un articolo riguardo la scuola e la cultura. Durante gli anni di insegnamento ho continuato a scrivere, fino a poco tempo fa.

Come ho fatto io, molti giovani iniziano per passione a scrivere sui tanti giornali locali, ma andando avanti si può “crescere”, facendo carriera presso testate giornalistiche più importanti. Ci sono persone che sviluppano la passione per il giornalismo anche da adulti, spesso con inclinazione sportiva.

(Airola, Balzano, Mosca)

Su quali argomenti si è appassionata di più a scrivere sul giornale?

Quando iniziai a scrivere per il Risveglio provai quasi come un passatempo, ma poi diventò una vera e propria passione. In tutti questi anni mi sono occupata principalmente di Cronaca amministrativa, manifestazioni pubbliche e feste locali, associazioni del territorio e in parte anche di cronaca nera che fui costretta ad abbandonare per motivazioni personali. Mi sono anche occupata delle pagine culturali del Canavese e del Giornale delle Valli che ora sono state cancellate.

(Bianco, Carroccetto, Ferrero, Vallini)

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